Mi chiedevo se aveva senso raccontarvi qualcosa su un disco uscito nel 2021, avevo ascoltato alcune volte “Tomorrow will come” ma non con la dovuta e meritata attenzione, essenzialmente per cause di tempo, e rimesso ora nel lettore ho deciso subito di scriverci qualcosa per il semplice motivo che si tratta di una band e di un disco assolutamente importanti. La rincorsa alle novità (che non fa parte del mio DNA) non deve farci dimenticare uscite più datate che non hanno avuto abbastanza visibilità.
“Tomorrow will come” esce su Striped records a distanza di 6 anni dal precedente EP “The truth, the lie and the compromise” pubblicato per la Indelirium records. Se nel precedente disco la band di Lucca aveva cominciato a farci presagire di che pasta era fatta e si era lasciata anche andare a delle sperimentazioni inserendo una fisarmonica e la chitarra acustica in questo nuovo disco non ci lascia dubbi sulla sua qualità ma tira dritto senza compromessi con 11 pezzi pieni di personalissimo punk rock a tratti melodico ed emozionale ed in altri momenti molto energico e incalzante.
A colpirmi subito è la solidità della sezione ritmica (batteria di Matteo Paganelli e basso di Mauro Massoni) che intrecciata ad una chitarra (Giulio Scuri) che non disdegna le stoppate e gli “assolini” crea le condizioni per accogliere la bellissima voce di Giusy Amaro, energia allo stato puro! Graffiante e allo stesso tempo melodica la parte vocale ricorda le amatissime Brody Dalle delle Distillers e Kim Shattuck delle Muffs.
A tutto questo uniamo una registrazione, un mixaggio e una masterizzazione di alto livello a cura di Alex Gavazzi (Hell smell studio di Roma) e Cristiano Sbrana (registrazioni di basso chitarra e voce presso DB Collective studio di Lucca) e il disco non può che essere una bomba.
Adoro le parti meno aggressive del disco come la splendida “Talk to me” in apertura, oppure “Alive until the end” o “Stay still”, la grinta del punk californiano delle prime uscite di Social Distortion e Bad Religion con la ricerca di suoni più ragionati vicini al pop-core di All/Descendents e alle parti più melodiche dei Dag Nasty. In alcune parti le sonorità si fanno più street classiche,”Ready to fight, ready to die” o “Tomorrow will come” e “Hamed” si allineano con personalità a gruppi punk rock moderni che si rifanno al suono del ’77, vedi Distillers o Swingin’ utters. Non mancano pezzi più hardcore come la velocissima “49 millions” o la serrata e cupa “Sheep shaped wolves”. In “Promises” si percepisce di nuovo il desiderio di esplorare i confini del punk rock, si tratta di una ballata dal sapore romantico. Il disco si chiude con “Under my feet” e mi tornano in mente dei Dag Nasty profondamente arrabbiati… “Under your influence”?